“Perhaps I’m not a good actor, but I would be even worse at doing anything else.”
– Sir Sean Connery –
Ricordate com’era essere bambini?
Ricordate come era facile lasciarsi affascinare da storie, immagini, musica, racconti? Farsi rapire completamente e dimenticarsi pure di noi stessi? Ciò che ci ha incantato durante l’infanzia ha messo radici profonde dentro di noi, radici con cui siamo cresciuti insieme, e che rendono sempre più difficili ulteriori suggestioni: non c’è spazio per l’immaginario da adulti.
Io ricordo perfettamente com’era essere bambina, non ricordo gli eventi, spesso non ricordo titoli di film, di canzoni, ma ricordo bene la musica, ricordo bene le immagini e le suggestioni da esse suscitate.
E lui, Sir Sean Connery (insieme ad Harrison Ford, Steven Spielberg, Sting, Tolkien, Stephen King, Lelio Luttazzi, Chris Columbus, i Beatles, John Hughes, Tim Burton), fa ampiamente parte di questa infanzia, una parte così prepotente da rendere difficile oggi quel genuino innamoramento tipico di chi si lasciava catturare completamente.
È stato Re, Comandante, Ladro, Fine Archeologo, Monaco Erudito, Poliziotto, Drago.
È stato Agente Segreto, l’unico per me.
In fin dei conti l’immortalità esiste, lui vivrà ancora, forse non per sempre, ma almeno finchè l’ultima radice non sarà estirpata, l’ultima suggestione cancellata.
Ci vorrà tantissimo tempo, perchè tantissimi sono (siamo) i bambini e i ragazzi che ha fatto sognare.
Mentre finisco di scrivere queste poche righe apprendo della scomparsa di Gigi Proietti.
Mi sento come se qualcuno stesse cercando di cancellare le immagini più belle dai miei ricordi.
Ma non credo ci riuscirà.