Osservo Le ragazze con gli shorts, sosto, sto, mi sento più che bene, un po’,
dai facciamoci un pranzo veloce sul dehors…
I motorini che sfrecciano nelle domeniche d’assalto
alle spiagge fanno entrar, tutti, senza differenza, e senza distanza
ma ormai è già tardi, e non c’è stanza come dicono gli inglesi, non si trova posto
e sudiamo, ci si appiccipa, nell’aria che sa di arrosti di mare e creme solari
facevamo meglio davvero a restarcene a casa a fare i solitari…
ma ci si squaglia più volentieri al lungomare, a confonder la calura fra gli affollamenti
a far traiettorie casuali spalla spalla da un distributore di sigarette
all’ultimo bar con gli ombrelloni, quello in fondo, dalle ragazzette,
che ti ripetono che sono a posto, che puoi pranzare a merenda se poi a metà pomeriggio ne avrai ancora voglia!
Facciamo che le salutiamo con garbo allora dai, e che aspetti la salsedine, la moda mare,
le scottature sulle spalle della tua pelle chiar di luna e della mia, il segno del costume,
che ci ripassiamo fra un po’ per il via…
Ho una vasca di bolle a casa sai, e ti ci metto un portaghiaccio che vale più di un canotto in spiaggia e un’insalata fantasia vista mare,
e poi ci mettiamo una bottiglia o due, e tutta la meraviglia omaggio,
e un gel doccia agrumato che faccia così tanta e tanta schiuma
che ci scompaian le ginocchia a starci a mollo, che sian bolle e bolle fino al collo.
E facciamo il bagno così, quasi caldo, dai, lungo, immenso, come i signori alle terme di Caracalla,
come ascoltar un grammofono dall’altra stanza, come esser leggermente fuori sincrono di stagione
e per questo abitarla a più non posso, come un vezzo, un acuto di petto, un leggero, minuscolo e immenso, privato, lusso.